Nessuno nasce imparato.
La vita ci porta ad avere interessi e passioni diversi che approfondiamo, facciamo nostri e poi capita che diamo per scontati fino a parlare in un gergo talmente preciso da confondere chi sta fuori dalla bolla.
E per quanto sia bello creare gruppi di appassionati per discutere approfonditamente e con coscienza di ciò che ci accomuna, penso sia altrettanto bello trovare qualcuno che si approccia alle tue passioni con lo stesso entusiasmo che magari nel tempo tu hai naturalmente perso, e inizia ad informarsi per entrare nel tuo mondo.

Le sneakers da sempre uniscono e determinano la nascita di comunità.
Agli albori erano delle scarpe per sgattaiolare via dai controlli di polizia, poi sono diventate scarpe indossate dai corridori su pista, e infine sono arrivate in strada, prima come mal viste scarpe da jogging (Non andrai da nessuna parte con quelle scarpe di gomma, semicit. del padre di Phil Knight ne "L'arte della vittoria", un libro super consigliato da leggere per entrare nel mondo delle scarpe con una storia di ostinazione appassionante) e basket (più tollerate visto che indoor, ma vi ho parlato della comunità di Baltimora nell'articolo delle AirForce 1, storia di quando una sneaker travalica il confine per cui è stata creata), oggi alla conquista dei piedi di ognuno di noi.
Per quanto io sia solo del 1990 (praticamente un ragazzino in erba), ricordo ancora nitidamente un periodo della mia infanzia e preadolescenza quando, in alcuni eventi non per forza formali, ero costretto ad indossare scarpe che già all'epoca mi facevano cagare (JEEEEEEEEEEEZ), perché io volevo solo le Nike ai piedi (Nike, Adidas, Bull Boys e chi più ne ha più ne metta, la mia è sempre stata una vita polemica e da bastian contrario, ed eccoci qua a fare polemica vent'anni dopo, Ma e Pa 😁).
In definitiva, oggi le sneakers fanno parte di una comunità che definirei globale: hanno sdoganato usi e costumi, netiquette e modi di vestire. Hanno rotto gli argini della formalità (per fortuna di Dio, Grazie di esistere che mo' me le posso mettere pure davanti al presidente della Repubblica. Credo) e rientrano in ciò che ognuno di noi può liberamente decidere di mettersi in ogni occasione.
Non tutti però si interessano su come sia fatta una scarpa, ed entrare nel mondo sneakers in maniera più approfondita può essere difficile perché non tutti sono disposti a spiegare le cose, e spiegarle nel modo giusto.
E che ci sto a fare qua io?

Eccovi quindi una immagine modificata col mio mitico iPad in maniera super professionale e una spiegazione sulle parti di una scarpa, che potrà esservi utile qualora voleste entrare nel mondo sneakers, farvi solo un po' di cultura o magari iniziare a parlare il gergo di vostro figlio/cugino/nipote e sembrare meno boomer di quanto già non siate quando vi parlano di gaming.
Partiamo dall'UPPER, ossia la parte della sneaker in alto che è composta dal materiale più morbido.

TIP: la punta. Solitamente costruita di un materiale che deve resistere alla sfregatura delle dita, è la parte anteriore della scarpa che avvolge spesso le dita stesse, così da proteggerle da eventuali urti e pestoni (questa caratteristica è di derivazione basket, si pensi alla punta in gomma delle Converse o alla Shell di Adidas Superstar)
TOE: è la parte che copre le dita dei piedi. Anche definito TOEBOX (letteralmente lo scatola, o spazio, per le dita), può essere costruito con dei buchi o in materiale traspirante, per permettere alle dita dei piedi di non essere troppo sudate durante l'attività ed evitare fastidiosi tagli e bolle.

EYELET: il buco per far passare il laccio. Nelle scarpe serie i buchi (o almeno quelli dove stringi la scarpa nella parte finale) sono rinforzati da piccoli anellini in metallo, così da permettere anche un'allacciatura più aggressiva. In italiano sono detti anche occhielli, boh.
LACES: i lacci della scarpa. In alcune scarpe arrivano una serie di lacci extra che fa sempre piacere ricevere, mentre se volete personalizzare le vostre sneakers io vi consiglio AllAbove.store, di cui trovate anche una recensione qui.



Sappiamo che una sneaker, al netto di designer pazzi scatenati, può essere:
HIGH: scarpa alta, sopra la caviglia, che protegge la stessa da distorsioni. Modera il movimento, ma i vantaggi per chi ha problemi alla caviglia sono innegabili;
MID: letteralmente media, è una scarpa che protegge la caviglia ma ne permette comunque il movimento;
LOW: scarpa bassa, arriva subito sotto la caviglia. La mobilità dell'articolazione è massima, ed è generalmente anche la scarpa più leggera delle 3.

In questa parte superiore restano due parole chiave:
TONGUE: la linguetta. Nel 99% dei casi la lunghezza è adattata all'altezza della scarpa, può essere libera oppure attaccata alla tomaia (sock-like sneakers), e costruita in materiale solitamente più morbido rispetto al resto della scarpa in maniera tale che, una volta stretti i lacci, non se ne dovrebbe sentire la pressione sulle vene dei piedi.
COLLAR: il collo della scarpa. Ovviamente si riconosce meglio in una scarpa MID o HIGH, il COLLAR serve per definire la parte superiore della sneaker e stringerne la caviglia o la parte subito sopra per proteggerla da eventuali problemi.
Siamo ora alla parte inferiore della scarpa, detta LOWER, che io ritengo fondamentale e sparti-acque tra la possibilità di un cop (l'acquisto) o un drop (il "lasciare andare").
Con tutti i problemi di caviglie, ginocchia e zona lombare, avere una scarpa comoda è fondamentale, ma non per tutti è una determinante chiave per la scelta, quando si tratta di stile.

HEEL: il punto di congiunzione posteriore tra la parte alta e bassa della scarpa è il tacco. Potrebbe ovviamente far parte anche dell'UPPER, visto che il tacco è composto di un materiale resistente ai vari urti e parte da ben più sopra del tallone, ma si trova qui perché protegge la parte inferiore del piede.

La suola è infine composta da tre parti:
OUTSOLE: quella che è la parte che tocca il pavimento è la suola. Spesso con quest'ultimo termine si accomunano anche le altre parti che la compongono, ma in inglese sono più precisi ed infatti OUT è proprio la parte "esposta" al pavimento.
MIDSOLE: l'intersuola è la parte che più di tutte tiene svegli gli ingegneri delle aziende nel mondo delle sneakers, dalla più piccola del sud delle Marche al colosso di Beaverton.
D'altra parte, l'intersuola è il punto di congiunzione tra il piede e la dura vita, intesa come asfalto, parquet, gomma e chi più ne ha più ne metta. Nel tempo sia Nike col suo concetto variamente sviluppato di AIR ed il più nuovo REACT e poi Adidas con i vari Boost, Bounce, Cloudfoam e Lightstrike (parlando ovviamente delle tecnologie più conosciute) hanno cercato di rendere la camminata, la corsa, lo sport il più comodo e personalizzato possibile.
Se adesso ci sono centinaia di scarpe da basket tra cui scegliere è anche, e mi viene da dire soprattutto, grazie alla tecnologia che si trova nell'intersuola, che può rendere una scarpa più o meno rigida, morbida o rimbalzante a seconda dello sviluppo del reparto R&D e poi della creatività dei designers.
INSOLE: in inglese è la suola... dentro. In italiano è la soletta, ed al netto di alcune solette Nike REACT o Adidas Boost, le aziende più famose si concentrano sempre troppo sull'intersuola e lasciano delle indecenti solette sottili, di una schiuma pessima e che si rovinano talmente tanto velocemente che veramente non riesco a capire come facciano anche solo a pensare di incollarle.
Fabrizio - Eyesonsneakers
VI LANCIO UN APPELLO, AZIENDE DEL CAVOLO: NON ATTACCATE LE SOLETTE NELLA SCARPA, COSI' ALMENO CE LE POSSIAMO SOSTITUIRE CON CIO' CHE VOGLIAMO SENZA NECESSARIAMENTE IMPRECARE CHE QUALCHE PEZZO DI SCHIUMA RESTI ATTACCATO E POI DOBBIAMO DIVENTARE GLI ALLEGRI CHIRURGHI.
Spero che questa spiegazione sia utile a qualcuno per entrare nel mondo sneakers per non sembrare completamente "nabbo", ma se ho dimenticato o omesso qualcosa il box commenti è proprio qua sotto per illuminare noi tutti.
Fatemi sapere se volete che approfondisca qualche altro argomento riguardo le sneakers 😎
