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Quando, nel 1984, Michael "Mike" Jordan, fu scelto dai Chicago Bulls al primo giro del draft NBA, il già campione NCAA con North Carolina aveva da pochissimo firmato il suo accordo con Nike, ma la storia è molto più articolata di quanto sembra.
Prendetevi un tè e un pacchetto di patatine, premete play alla canzone qui sotto e godetevi questa puntata di SneakerStory.
Mike era interessato ad Adidas, e come dargli torto? Negli anni '80, quando ancora non c'era l'Air Force 1 (vi ricordate quando è nata? Ho raccontato anche quella SneakerStory), la Dunk o la Air Max 1, Nike era un'azienda in rapida ascesa, avendo sfondato nel mondo del running grazie a Bill Bowerman, scienziato pazzo e allenatore di atletica leggera, e stava cercando di espandersi nel mondo della palla a spicchi, anche se Converse ma soprattutto Adidas erano sicuramente le più desiderate dai ragazzi dell'epoca.
Un'altra storia da leggere dopo
SneakerStory: Air Max 1. L'inizio della rivoluzione.
Questa è la storia della scarpa da cui tutto ha inizio: Nike Air Max 1.
Converse, regina per la quantità di scarpe sui lucidi parquet americani (e partner di Magic Johnson e Larry Bird, ma soprattutto Julius Erving), era certa che Michael avrebbe rinnovato il contratto di sponsorizzazione dopo i fortunati anni di college, per cui lasciò passare le Olimpiadi del 1984 (all'epoca il Basket Olimpico Americano era appannaggio di soli giocatori "amatoriali", quindi partecipavano solo gli universitari) serena della sua posizione di forza. Michael avrebbe usato ancora Converse per le olimpiadi, ma aveva già voglia di cambiare aria...un'aria - come dire - teutonica.


Ed infatti, durante una delle partite preolimpiche, Michael indossò le Adidas Forum, un modello fortissimo all'epoca (e tornato in auge proprio alla fine dell'anno scorso, ndE).
Un messaggio sufficientemente chiaro.

Adidas, però, forte di un parco atleti in attività già molto conosciuti (Kareem Abdul Jabbar su tutti) preferiva comunque firmare giocatori più alti, in una pallacanestro dominata all'epoca dai BIG MEN che giocavano vicino canestro.

Semplicemente, Michael Jordan non era il giusto fit per Adidas, così come per i Portland Trail Blazers, che alla scelta #2 gli preferirono il Centro Sam Bowie (10.9 punti a partita, 7.5 rimbalzi, 1.8 stoppate, dall'altra parte non servono statistiche quando vinci 6 anelli).
La #1 di quell'anno fu Hakeem Olajuwon, un 2 volte campione NBA da più di 26.000 punti segnati in carriera in 18 anni, 17 dei quali agli Houston Rockets.

E così, per non rischiare di restare con l'unica proposta della Stella Deloris convinse suo figlio Michael di andare ad ascoltare la proposta dell'azienda di Phil Knight.
Credendo di avere il giocatore dalla loro parte l'offerta di Converse fu di 100.000$ ma l'offerta di Nike fu senza precedenti per il mondo dello sport: 500.000$, con una opzione per cui, se nel primo anno d'uscita non si fossero vendute scarpe per almeno 4.000.000$ l'accordo sarebbe potuto saltare per decisione di Nike stessa.
Il design della Jordan 1
Quando hai poco tempo per realizzare qualcosa, provi a prendere ispirazione da ciò che di buono è stato fatto nell'azienda in cui lavori, ci aggiungi un tocco di creatività e speri che tutto vada per il verso giusto.

Peter Moore, designer dello Swoosh, deve aver pensato un po' questo quando, a contratto firmato, si accorse che il tempo per realizzare la scarpa non era poi a suo favore. Così, con una opera di taglia e cuci, copia e incolla, delle trainers all'epoca più di moda come le Air Force 1, le Vandal e le Air Ship (sono in ordine nello SlideShow qui sotto, e ricordatevi di quest'ultimo modello), realizzò una scarpa in pelle, con una morbida linguetta in spugna e una serie di strati sovrapposti nella parte posteriore per dargli un'altezza medio-alta.
La scarpa è di per sé elaborata, per essere del 1984: la parte anteriore, oltre all'aerazione, integra una pelle in punta più resistente per parare eventuali pedate degli avversari ma con due insenature ai lati per favorire la piegatura, l'allacciatura è "dinamica", il collar è costruito in maniera tale che, allacciandosi fino alla caviglia, tenga sempre in posizione il piede e le parti connesse, e tutta un'altra serie di chicche quali materiali di diversa morbidezza per sorreggere meglio i movimenti dell'allora campione in divenire. In più, Nike aveva costruito una suola con una unità Air incapsulata nel tallone così da facilitare i movimenti e migliorare la risposta dopo un salto.
L'accordo con Michael però, prevedeva di più: precisamente, una serie di scarpe che avrebbero portato il suo nome.
Sembra una di quelle storie da film ma Moore raccontò come gli venne l'idea di quel logo: di ritorno dal meeting con Michael Jordan, mentre era in aereo, vide un ragazzino ricevere in premio una spilletta da una delle Hostess. Chiese anche per lui quel premio destinato ai bambini, perchè vide il disegno (o delle protuberanze di plastica, non si sa precisamente) di due ali.
Iniziò a scarabocchiare:
Basket + Ali + Air Unit + Jordan = Jordan Wings logo -> AIR JORDAN
Su quell'aereo, subito dopo il meeting, era appena nato il logo Air Jordan, come in una favola.

E prima di tornare alla storia, un altro paio di righe per alcuni aneddoti che si legano a doppia maglia con la nascita della leggenda.
Nel 1984 c'era una particolare regola in NBA, che veniva generalmente definita "la regola del 51%": molto semplicemente, il 51% delle scarpe indossate dai giocatori doveva essere BIANCO.
Ma vi ricordate di che colore erano le prime scarpe? Nere e Rosse: un tributo alla squadra che lo aveva scelto, i Chicago Bulls, ma anche una idea che veniva dalla strada, dove i giocatori di basket nei parchetti (come Bobbi Garcia, uno dei migliori di sempre) amavano giocare in scarpe colorate per dimostrare, anche in quel modo, la propria personalità.
Questo causò una multa di 5000$ a partita per Nike (che sembra non siano mai stati pagati perchè, banalmente, le lettere inviate dalla NBA ai Chicago Bulls facevano riferimento solo a multe future, poi mai realmente riscosse).
Per finire una provocazione: e se Jordan non avesse indossato davvero le Jordan 1?
Come finisce la storia che non finisce mai.
La NBA avrebbero voluto impedire, con le multe, a Jordan di indossare quella scarpa stravagante, ma sia il numero 23 sia Nike si dimostrarono imperturbabili, ed anzi sfruttarono il contesto per realizzare uno degli spot più iconici di tutti i tempi (un altro, bellissimo, lo trovate nella SneakerStory sulla Jordan 3, la mia preferita).
La scarpa bannata vendette per 100.000.000$ in 12 mesi dalla sua uscita, portando ovviamente Nike a rinnovare il contratto già super remunerativo con Jordan, realizzando una seconda scarpa, e poi, dopo qualche intoppo, la terza, la quarta e così via...fino alla 36° realizzata l'anno scorso.
Restiamo però nei mid 80s per concludere la storia raccontando gli ultimi due particolari, forse i più divertenti:
Sapevate che Jordan, nel suo primo anno di contratto con Nike, non ha mai indossato la Air Jordan 1, se non in servizi fotografici e video, e durante partite non ufficiali? L'unica uscita "ufficiale" fu durante l'All Star Game Dunk Contest.
Ma quale scarpa indossò Jordan? Semplice, l'AIR SHIP (vi ricordate? una di quelle da cui Moore prese ispirazione). Nike "prese in giro" i suoi clienti facendo nascere un clamore mediatico mai visto prima per qualcosa fondato sul nulla!!! La scarpa non era ancora quella pubblicizzata e neanche Michael poteva indossarla perché, semplicemente, non era ancora pronta per le uscite pubbliche, e quindi avevano dovuto ripiegare su un modello simile.
Quando poi la scarpa uscì, Jordan poté giocare solo 3 partite di stagione regolare con la Jordan 1 ai piedi, perché si ruppe il piede a seguito di un atterraggio dopo un contropiede finito male. Tornato dopo 64 partite si mise le 1 ai piedi, ma la 2 era già pronta...a fare vomitare chi all'epoca aveva amato la prima, ma soprattutto a scontentare Jordan, che in gran segreto stava programmando di lasciare Nike per tornare al primo amore.
Spero che questa storia della più grande Sneaker di tutti i tempi vi sia piaciuta, è stato molto complicato trovare tutte le informazioni e foto ma è una grande esperienza scavare nel passato per capire come viviamo il presente.
La Jordan 1 nel corso del tempo è stata rivista in decine di modi, modificata per essere bassa, da donna, alta, altissima, senza lacci, per disabili, per essere alla moda e colorata, per essere davvero di tutti.



copertina a cura di SNEAKERGRAMMA