Quante volte vi è capitato di guardare le vostre Panda di merda, vedere le pieghe sulla toebox, tirare una bestemmia e cercare sul web "Dunk qualità" oppure "Dunk materiali" oppure ancora "come bruciare delle Nike"? Ecco, anche se non vi fosse mai successo, oggi parleremo proprio di qualità (o non-qualità, dipende da quanto cinici e realisti siete).
Prima di immergerci in una dettagliatissima analisi tecnico-scientifica, però, ritengo doveroso fare un piccolo preambolo (non sarà piccolo, kiaro!, come tutti i miei preamboli dopo tutto): Dunk e Jordan, ma potrei anche dire NB550 o Adidas Forum, nascono come sneakers mainstream per chi vuole vestire "alla moda" ma spendere relativamente poco. Perché sì, 100-120 euro di retail, per quanto non sembrino affatto spiccioli, sono davvero pochi nell'industria delle scarpe, e tirare fuori una scarpa di buona fattura, traendone anche un profitto, è una missione complessa per qualsiasi brand: certo, la qualità non è sicuramente al primo posto del "plan di realizzazione sneakers" per multinazionali come Nike e Adidas, ma allo stesso tempo, se ci pensiamo, marchi come Represent e Enterprise Japan non sono proprio supereconomici, per quanto i loro prodotti siano fra i migliori sul mercato delle sneakers.
Per questo, ogni considerazione che farò in questo articolo va contestualizzata: se si spende 100, non si può pretendere di avere 100 o addirittura di più, ma si avrà 50, forse 60, perché si pagano anche la storia, l'hype, il marchio, la moda del momento e tutte ste cazzate. Se volete avere 100 spendendo 100, vi consiglio di farvi un giro nei vari outlet Nike o, altrimenti, in qualche bella fiera di Paese, dove magari troverete scarpe qualitativamente eccezionali a poco. Contestualizzato per bene l'argomento che andremo a discutere, specifico anche che buona parte delle argomentazioni-nozioni di questo articolo sono prese da video del canale statunitense Rose Anvil: tutto è rielaborato, tutto è tradotto in italiano, tutto è riassunto in unico, grande articolo, ma la fonte originale è quella, per cui se voleste allenare le vostre British skills, sapete dove andare. Molte parole, poi, non verranno tradotte in italiano per ragioni di convenienza ma verranno opportunamente spiegate. Finito il pippotto spettacolare, partiamo!
- I materiali usati da Nike, Jordan, Adidas, New Balance & CO
- La qualità della pelle e dei materiali
- Uno step spesso dimenticato: la lavorazione della pelle
- Ma quindi, come posso riconoscere un pellame di buona qualità?
I materiali usati da Nike, Jordan, Adidas, New Balance & CO
Parto subito specificando che tutto ciò che dirò riguarda Dunk, J1, J4, Adidas Forum, Yeezy, New Balance 550 e simili, per cui non tratterò modelli iperparticolari o poco hype. Capito questo, dico subito che sulla maggior parte dei modelli "alla moda" troviamo come materiale principale la pelle, il che è sicuramente un bene: le caratteristiche uniche di questo materiale sono infatti ampiamente riconosciute, e lo rendono perfetto per bene o male qualsiasi calzatura. Precisato questo, però, dobbiamo anche precisare qualcosa che alla fine dei conti tutti sanno: la qualità della pelle usata da queste multinazionali è infima, ma ne parleremo meglio nel prossimo paragrafo.
Rimanendo sui materiali, possiamo suddivedere in due macrocategorie le tipologie di pelle utilizzate:
- quella con un rivestimento plasticoso
- il suede
La prima si può trovare ad esempio sulle Panda, mentre la seconda la vediamo spesso sulle SB o su alcuni modelli di J4 come le Canyon Purple. Tralasciando sempre la qualità, questi due tipi di pelle condividono proprietà meccaniche come la resistenza e la durabilità, ma si differenziano sia per l'aspetto che per la cura necessaria per preservarli: da una parte, la pelle rivestita è quasi sempre molto più "dura", tende a formare in modo evidente le tanto famose quanto odiate creases, ma richiede molta meno cura e attenzione (se escludiamo quella merda presente sulle Lost & Found), dall'altra, il suede è più morbido, più piacevole al tatto e spesso anche alla vista, ma se ci finisce sopra dell'acqua tocca andare in chiesa per qualche preghiera, dato che per rovinarlo/scolorirlo/distruggerlo ci vuole veramente poco. Chiaramente, quindi, materiali diversi richiedono cure molto diverse, ma per qualsiasi problema troppo grande c'è Aboywhofix, per cui non disperate 😉
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Anyway, terminato il momento sponsor, ritorniamo ai nostri materiali e prendiamo in analisi il grande rivale del pellame: il tessuto. Ora, questo è un termine tremendamente generalista, dato che esistono centinaia di tessuti con proprietà anche diversissime fra di loro: per questo, specifico subito che in questo articolo parleremo soltanto di
- Flyknit
- Primeknit
- canvas/mesh/denim
Partiamo con il tessuto proprietario di Nike, Flyknit: per quanto l'idea di una scarpa-calzino frullasse nelle teste degli ingegneri di Nike dai lontanissimi anni 80, varie difficoltà tecniche permisero la nascita di Flyknit solamente nel 2008, quando vide per la prima volta la luce questo tessuto sintetico senza cuciture, iperelastico e resistente, capace di offrire una calzata non solo molto confortevole ma anche supportiva. 4 anni dopo, infine, il Flyknit venne lanciato sulle Flyknit Racer: negli anni è stato principalmente usato su scarpe da running o su Vapormax e simili, venendo applicato a Jordan e Dunk solo per modelli molto particolari, anche per non era stato proprio pensato per essere un tessuto adatto a sneakers lifestyle.

A contrapporsi al tessuto proprietario di Nike non poteva che esserci il tessuto proprietario di Adidas, Primeknit, uscito sempre nel 2012 ma con una storia molto diversa alle spalle: nel 2010, infatti, due membri del dipartimento innovazione e sviluppo di Adidas andarono alla fiera del tessile di Francoforte, dove videre un guanto realizzato con dei filamenti di tessuto fusi insieme. Sorpresi e affascinati da questa idea, la sottoposero al dipartimento marketing, che diede loro 12 mesi per mettere a punto una scarpa realizzata in quello che poi avrebbe preso il nome di Primeknit: così, nell'estate del 2012, in occasione delle Olimpiadi di Londra, vennero lanciate le Adidas adiZERO Primeknit. Le sneakers con questo tessuto che ebbero più successo, però, uscirono rispettivamente nel 2015 e nel 2016: sto parlando, e molti lo avranno già capito, delle Ultra Boost e delle Yeezy 350. Negli anni, però, questa tecnologia ha perso terreno nei confronti del Flyknit, anche perché dal 2013 ad oggi il colosso di Beaverton ha intentato varie cause nei confronti di Adidas per dimostrare come la tecnologia Primeknit vìoli alcuni brevetti esclusivi di Flyknit. Insomma, una storiella divertente.

In ultimo, ho deciso di riunire in un solo paragrafo tre materiali non molto comuni ma comunque usati da Nike & Co: sto parlando del mesh, del canvas e del denim. Il primo lo troviamo principalmente nel lining, ovvero nella parte interna delle scarpe, e nella tongue, ma qualche volta è stato anche usato per qualche dettaglio esterno o per parti come la toebox: si tratta di un tessuto sintentico leggero e abbastanza resistente, ma che non presenta le proprietà uniche di Flyknit e Primeknit. Il canvas, poi, è stato usato per alcune delle scarpe più iconiche della storia, come le SB Dunk "Paris", ed è stato anche riproposto sulle recentissime J1 Low x Zion: si tratta di un tessuto spesso e grossolano, che proprio per queste caratteristiche conferisce un aspetto particolarmente premium alle sneakers su cui si trova. Infine, il denim è ancora più raro di mesh e canvas, essendo stato usato quasi esclusivamente usato per release limitatissime come le SB Dunk "Medicom 2" o le Jordan 4 x Levi's: a livello tecnico non c'è molto da dire, trattandosi di un materiale i cui pregi sono ampiamente riconosciuti, anche se forse non sono proprio il massimo su una scarpa.
La qualità della pelle e dei materiali
Ora che avete finalmente chiara la lista di tutti i materiali utilizzati dalle multinazionali delle sneakers, posso parlarvi della qualità del più utilizzato, la pelle: ecco, potrei già stendere un velo pietoso, per non dire una coperta, ma cercherò di non fare il tragico e di cercare comunque qualcosa di positivo. Ecco, se devo essere sincero, l'unico aspetto positivo di Dunk, Jordan e simili è che sono fatte almeno in pelle e non in finta pelle, ma parlando di materiali qui dobbiamo fermarci: la pelle usata da Nike, Adidas e New Balance è infatti scadente nella stragrande maggioranza dei casi.
Per non fare troppa confusione prendo ispirazione dalla "Leather Quality Chart" inventata da Weston Kay di Rose Anvil e vi propongo una tabella che riassuma brevemente tutte le possibili qualità di pelle esistenti:
VOTO QUALITATIVO PELLE | DESCRIZIONE |
A+ | Pelle pieno fiore (full-grain leather), di altissima qualità, priva di rivestimento plasticoso e capace di valorizzarsi nel tempo. Si tratta del pellame più autentico e naturale, venendo ricavato dallo strato più esterno dell'animale: chiaramente, non lo troviamo su nessuna scarpa Nike, Adidas, New Balance o simili. |
A | Pelle fiore (top grain leather), di altissima qualità, priva di rivestimento plasticoso e capace di valorizzarsi nel tempo, anche se, essendo ricavata dalla porzione sottostante la pelle pieno fiore, perde resistenza. Come la pelle pieno fiore, è impossibile trovarla su Dunk e Jordan. |
B | Pelle crosta con residui di pelle fiore (split grain leather with top part covered by residual grain), di medio-buona qualità, con strato di vernice/rivestimento plasticoso leggero, ma generalmente incapace di valorizzarsi nel tempo proprio a causa del plastic coating. Si tratta del pellame generalmente utilizzato sulle Nike SB Dunk, grazie al suo costo relativamente basso e alla sua capacità di invecchiare bene. Un'altra scarpa che possiede questo tipo di pelle è la Air Jordan 1 High "Shattered Backboard Reverse" magistralmente recensita dal nostro Bese! |
C | Pelle crosta (split grain leather), di qualità medio-bassa, con rivestimento plasticoso spesso e per questo incapace di valorizzarsi nel tempo. Proprio a causa del plastic coating, le creases che tendono a formarsi su questo tipo di pelle sono particolarmente antiestetiche. A causa della mancanza di grana, la pelle crosta tende inoltre ad essere particolarmente fragile e poco resistente: si tratta del pellame più usato da Nike, Adidas e New Balance, e lo possiamo trovare su Air Force 1, Jordan 1, Dunk, Blazer, Forum, 550 e simili. |
D | Pelle crosta (split leather) con spessore < 1.2 centimetri, di qualità bassa, con rivestimento plasticoso particolarmente pesante. La scarsa qualità di questo tipo di pelle, mancando delle caratteristiche della pelle fiore, viene frequentamente mascherata con l'applicazione di una fake print che emula pellami più pregiati. Sempre a causa della mancanza di grana, la pelle crosta particolarmente sottile ha una durata infima: l'unica sneaker hype su cui è stata trovata è la New Balance 550 (per fortuna aggiungerei). |
Ecco, questa tabella riassuntiva dovrebbe esservi universamente utile per districarvi fra le varie qualità di pellame usate da Nike & CO: ciononostante, le mie bellissime tabelle non sono finite qua, perché fino ad ora ho trattato solamente la pelle "normale", escludendo a priori il suede. Ecco, ora vi propongo addirittura una "Suede Quality Chart"... l'IBAN per i ringraziamenti ve lo lascio in fondo 🙂
VOTO QUALITATIVO SUEDE | DESCRIZIONE |
A | Suede di altissima qualità, non necessariamente "peloso" ma reattivo al tocco e capace di resistere al tempo e all'usura: tutto ciò è reso possibile dal fatto che la parte di grana, naturalmente assente nel suede vero e proprio, si trova all'interno e non all'esterno della scarpa. In altre parole, immaginate di prendere la pelle di qualità A e di mettere la parte interna all'esterno: questo è ad esempio il suede usato da Clarks sulle sue meravigliose Wallabee, e ovviamente non lo troviamo su nessuna sneaker hype, nemmeno sulle Yeezy 700 "Wave Runner" che costano un patrimonio. |
B | Suede di buona-mediocre qualità, spesso "peloso" per farlo sembrare premium: questa caratteristica non deve però confondervi, perché spesso rende il suede più fragile allo sforzo e all'acqua. In contrasto con il suede di qualità A, poi, questo suede presenta uno strato di grain molto sottile e non a vista, in modo da "nascondere" la sua qualità non eccelsa. Lo ritroviamo generalmente sulle Dunk, SB Dunk, Jordan 4, New Balance 550, Adidas Forum e Yeezy: un buon esempio di suede di qualità B è quello presente sulle Green Apple recensite in modo magistrale dal sottoscritto 🙂 |
C | Suede di bassa qualità, non peloso, non reattivo e quasi "cartonato" al tatto: purtroppo per noi sneakerhead, Nike e New Balance hanno cominciato ad usarlo con frequenza anche su scarpe decisamente interessanti, come le Why So Sad?. Questo tipo di suede tende ad invecchiare male, sfibrandosi con molta facilità a causa della mancanza di grana. In altre parole, fa cacare 🙂 |
Per quanto riguarda Flyknit, Primeknit, mesh, canvas e denim, un discorso qualitativo è decisamente complesso, e forse nemmeno troppo utile: dopotutto, fra il denim usato sulle J4 Levi's e quello usato sulle Medicom cambia poco, e lo stesso vale per Flyknit e Primeknit. Considerando poi che non ho chissà che competenze tecnico-scientifiche, eviterò di dire boiate e mi soffermerò sulla pelle anche nel paragrafo successivo.
Uno step spesso dimenticato: la lavorazione della pelle
"La mie jOrDaN sono morbide, quindi sono di BuOnA qUaLiTà!!!"
No, caro, se la pelle della toebox della tua sneaker è morbida non vuol dire che sei un mastro conciatore: semplicemente, la lavorazione a cui è stato sottoposto quel pellame ha donato determinate caratteristiche meccaniche alla tua scarpa. Mi spiego meglio: spesso, quando si parla di qualità, si mette in mezzo anche la lavorazione, quando questo è un processo completamente diverso e che spesso c'entra poco o nulla con la qualità intrinseca di un materiale. Come avrete capito, quindi, pelle morbida ≠ pelle di qualità, e ora andremo a capire bene il perché.

Generalmente, la pelle più morbida è quella che ha subito un processo di bottalatura: sostanzialmente, il pellame è stato inserito in un cilindro rotante che l'ha "martellato", allentandone i legami e rendendolo molto più morbido. Certo, questa lavorazione è spesso propria di pellami particolarmente pregiati, perché capace di esaltarne le qualità estetiche, ma Nike e Adidas diciamo che non usano chissà che pelle di qualità: proprio per questo motivo, la bottalatura viene usata per ammorbidire una pelle altrimenti troppo dura o esteticamente imperfetta e renderla, almeno apparentemente, migliore. Questo non vale sempre, anzi, spesso sulle SB Dunk troviamo anche pelle martellata di buona qualità, ma si tratta più di un'eccezione che di una regola. La pelle più "dura", invece, non ha subito alcun processo di martellatura ed è stata solamente coperta da uno strato di plastica più o meno spessa (se parliamo di scarpe di qualità, questo strato è invece assente).
Una lavorazione su cui mi volevo soffermare un attimo è quella usata da Clarks su alcuni dei suoi modelli (Wallabee Cup su tutti): certo, su buona parte delle scarpe prodotte dal brand inglese troviamo uno dei migliori suede in circolazione, ma sul mio modello nello specifico ci troviamo di fronte ad una pelle che è un misto fra il suede e la pelle martellata. Si tratta di una lavorazione unica nel mondo delle sneakers, che rende il suede non solo estremamente reattivo al tocco e tendente a cambiare colore a seconda della luce, ma anche molto resistente all'acqua. Banalmente, sul mio paio di Wallabee sono cadute gocce d'acqua, di vino, addirittura la cenere di una sigaretta, ma sono ancora adesso come nuove (o poco ci manca ecco): tutto questo per dimostrarvi che una pelle di buona qualità, per quanto possa essere apparentemente fragile, difficilmente vi abbandonerà al primo "disastro".
INSERIRE FOTO MIA CLARKS
Ma quindi, come posso riconoscere un pellame di buona qualità?
Pur non essendo chissà che esperto, questi sono i miei suggerimenti:
- innanzitutto, non pensate neanche per un secondo che la pelle di Jordan e Dunk possa essere definita di qualità. È pelle, e già questo vi dovrebbe bastare: discorso un po' diverso per alcune New Balance (le Made in USA, ad esempio), ma parliamo di prezzi di molto superiori al retail delle Dunk
- ora, se avete di fronte una scarpa che non è di Nike & CO, controllate prima di tutto che non sia presente un plastic coating: per farlo, cercate semplicemente una parte della sneaker dove si veda la sezione trasversale della pelle. Se sulla parte superiore è presente uno strato di plastica, molto probabilmente vi trovate di fronte ad una pelle scadente: questo non vale sempre, dato che brand come Danilo Paura, Garment Workshop e Represent producono sneakers di alta qualità con pelle "rivestita" (anche se in questo caso si tratta spesso di un semplice pigmento, molto meno invasivo e coprente)
- se il plastic coating non è presente, continuate ad osservare la sezione trasversale: se vi trovate di fronte ad una pelle "liscia", lo strato più esterno dovrebbe essere quello più "denso" e le cui fibre si dovrebbero vedere di meno; se invece vi trovate di fronte ad un suede, la parte interna dovrebbe essere liscia e "densa", mentre quella esterna molto fibrosa. Importante, inoltre, controllare anche il colore della pelle: se è tendente al blu-azzurro, molto probabilmente si tratta di pelle scadente
- RICORDATE: lo spessore non influenza in alcun modo la qualità del pellame. La pelle delle Air Force 1, ad esempio, è abbastanza spessa per una sneaker, ma è di qualità infima


I seguenti punti vi aiuteranno a capire se la vostra sneaker è di qualità solo con il tempo e l'uso, ma sono importanti e vanno sottolineati:
- controllate le creases che si formano sulla toebox: in Dunk e simili, sono decisamente antiestetiche e soprattutto evidenti. Il perché è presto detto: lo strato di plastica coprente tende a staccarsi dalla pelle e a formare delle vere e proprie "bolle". Se invece a coprire la pelle è soltanto un pigmento, difficilmente le creases saranno così evidenti. Infine, se sul pellame non è stato applicato alcun trattamento, le creases doneranno un aspetto più vissuto al pellame, andandolo a "migliorare" con il tempo
- analizzate la resistenza all'usura: usando delle scarpe molto spesso, noterete come queste resistono agli sforzi. Una scarpa di qualità, per quanto possa sembrare inizialmente fragile, durerà sicuramente più di una Dunk Panda, che già da pochi utilizzi fa schifo al cazzo
- annusate i vostri piedi: sono feticista? Assolutamente no! Come spiegato dal Dottor Francesco Stirparo, zio del nostro amato Fabri, le sneakers di bassa qualità fanno puzzare i vostri piedi. Dopo una camminata seria con un paio di Dunk o Jordan, quindi, è estremamente probabile che sembriate un caseificio, cosa che invece non accade assolutamente con Clarks e simili.



Arrivato alla fine, non posso che raccomandarvi ancora una volta una cosa: per quanto possiate essere appassionati di sneakers, ricordatevi sempre che NON ESISTE alcuna Jordan o Dunk che possa essere definita davvero di qualità. Ce ne sono di peggiori, ce ne sono di migliori, ma la qualità è un concetto incompatibile con i meccanismi produttivi di Nike & CO. Per questo: COMPRATE CLARKSSSSSS!!!
PS: purtroppo non è un ADV 🙁
1 thought on “Pelle e suede, Primeknit e Flyknit: la guida ai materiali e alla qualità di Nike Dunk, Jordan e Yeezy”