Tra scultura, sneakers ed eternità: una chiacchierata con Alasdair Thomson

Alasdair Thomson

Se amate l'arte, e vi considerate degli sneakerhead, e magari vi piacciono pure gli intrecci internazionali che solo Eyes puoi portarvi, siete nel posto giusto. Oggi, infatti, vi portiamo un contenuto inedito a livello praticamente mondiale. Un contenuto che mette insieme arte, sneakers, marmo e hype: tutti aspetti che fanno parte del lavoro di Alasdair Thomson, scultore scozzese e sneakerhead "per lavoro".

Nelle scorse settimane, ho avuto la fortuna di parlare, in una videochiamata durata 2 ore, con questo artista, e ne è venuto fuori un contenuto pazzesco, senza precedenti e soprattutto di altissima qualità. Per questo, non mi dilungherò ulteriormente in questa introduzione, non prima però di fornirvi questa piccola legenda: D e R stanno per "domanda" e "risposta", dunque quando leggerete D, sarò io a parlare, mentre quando leggerete R, sarà Alasdair. Inoltre, il contenuto originale è stato interamente prodotto in inglese e successivamente tradotto in italiano. That's it!

Side note for international readers: if you are not Italian, or you don't speak Italian properly, or you just want to train your English skills, you can find the original interview attached at the end of the article. Thank you!

D: Alasdair, finalmente siamo qua! Prima di tutto, volevo chiederti di presentarti ai nostri lettori, in modo da renderli un attimino consapevoli di chi sei e cosa fai.

R: Certo Fede. Mi chiamo Alasdair Thomson, vivo a Edimburgo, in Scozia, e sono uno scultore di pietra da circa 17 anni: tutto è cominciato nel 2006 con uno "stage" che ho svolto in Connecticut, guidato dall'esperta mano dello scultore americano Mark Mennin. Tornato in Europa, mi sono trasferito a Siena per ottenere un diploma in scultura. Dopo averlo ottenuto, circa 11 anni fa, sono tornato a Edimburgo e ho continuato a scolpire: i soggetti sono stati molti e vari nel corso del tempo, ma al momento mi sto concentrando molto sulle sneakers.

Alasdair Thomson.

D: Perfetto! Ora possiamo cominciare la nostra difficile ed estremamente complicata intervista. No dai Alasdair, scherzone!!! Allora, credo che un buon punto di partenza potrebbe essere la connessione fra la tua educazione e il tuo lavoro di scultore: se ti va, raccontaci pure qual è stato il punto di svolta della tua carriera e come-perché-dove hai cominciato a scolpire.

R: Well, nel 2004 ho conseguito una laurea in storia dell'arte all'Università di Edimburgo: molte delle lezioni aggiuntive riguardavano discipline come la storia dell'architettura, l'arte classica e l'archeologia classica, e il fil rouge di tutte queste era proprio l'uso della pietra. Si può dire quindi che il mio interesse per la pietra sia nato in questo momento: pensa che, per la mia tesi, decisi di concentrarmi sulla scultura del primo Rinascimento, e questo contribuì ad aumentare il mio interesse, che però riuscii a "concretizzare" soltanto due anni dopo la laurea. Quando mi venne data la possibilità di scolpire, mi innamorai follemente non solo del materiale, ma anche dell'intero processo creativo, tanto che cominciai a inseguire ogni opportunità possibile pur di espandere la mia conoscenza e ampliare la mia esperienza. Quindi, inizialmente mi trasferii in America, dove, come ti ho già detto, lavorai come assistente di Mark Mennin, imparando ad usare gli attrezzi più pesanti come il martello pneumatico. Durante questa esperienza, non imparai le tecniche più sofisticate per scolpire, ma la manualità che acquisii mi sarebbe stata incredibilmente utile.

D: Capito. Quindi tutto è cominciato con il tuo viaggio in America, dove hai avuto la possibilità di esprimere finalmente il tuo lato creativo. Tuttavia, come mi ha detto e come pensavo, ti mancava la finezza. E ci sta, dopotutto hai imparato con l'esperienza, e si tratta di qualcosa di sicuramente ammirabile. Ma quindi, dove hai imparato la tecnica per lavorare il marmo?

R: Dopo la mia esperienza in America, mi sono iscritto a quella scuola di Siena che ti ho nominato prima proprio per imparare a scolpire la pietra nel modo più corretto. Fu un'esperienza breve, appena un anno, ma tremendamente intensa: cinque giorni a settimana erano occupati dalla scuola, ma comunque sentivo che non era abbastanza. Per questo, ottenni un'assicurazione speciale per lavorare nello studio di scultura anche dopo le lezioni, che terminavano alle 16. Così, finii per scolpire fino alle 21, orario di chiusura. Facendo due conti, lavoravo 5 ore extra al giorno, oltre 25 ore a settimana in più rispetto a quanto necessario: arrivai a lavorare anche il sabato, cercando di cogliere ogni opportunità per imparare, allenare la mia tecnica e fare quanta più esperienza possibile con gli strumenti del mestiere. Alla fine dell'anno, venni premiato con il massimo dei voti dai mastri dello studio: ed è stata la prima e unica volta in cui ho raggiunto il massimo dei voti in qualcosa!

Pensa poi che il mio programma di studi è stato interamente finanziato dall'Unione Europea, per cui posso tranquillamente dire che mi si è spezzato il cuore quanto il Regno Unito ha deciso di uscire, tanto che una delle mie sculture recenti, "We folded", è una risposta critica a questa decisione. Ciò che mi rattrista di più è che mia figlia rischia di non avere le mie stesse opportunità di studiare all'estero. Tuttavia, spero che tutta questa situazione sia cambiata quando lei sarà abbastanza grande.

"We folded" di Alasdair Thomson

D: Tutto chiaro Alasdair. Sull'ultimo punto non posso che concordare assolutamente con te: io stesso ho avuto l'opportunità di trascorrere all'estero vari periodi proprio grazie all'Unione Europea, che, per quanto possa essere criticata, dedica sempre spazio, tempo e ingenti fondi per permettere ai giovani di conoscere il mondo. Torniamo ora alla nostra amata scultura: dunque, hai studiato in Toscana, la terra del marmo e dell'arte. Come si vede da Instagram, ora usi proprio il marmo, ma con che materiali sei "cresciuto" artisticamente?

R: Esatto, sono stato estremamente fortunato a studiare nel cuore della Toscana, in una città ricca di arte e artisti come Siena. Per quanto riguarda il materiale, posso dirti che inizialmente ho fatto pratica con il travertino, perché è la pietra tipica di Siena e dunque è facilmente reperibile e relativamente economica. Una volta raggiunto un buon livello, ho cominciato a scolpire soltanto marmo di Carrara. Paradossalmente durante la mia esperienza senese non visitai mai questa città, mentre ora ci vado ogni anno per comprare il materiale necessario per i vari progetti che mi vengono commissionati.

D: La Toscana fa quindi parte del tuo cuore. Per questo, ho volevo farti una domanda forse un po' decontestualizzata, ma la cui risposta sinceramente mi interessa molto: qual è il tuo artista preferito di questa regione? E chi definiresti come il tuo modello?

R: Allora, il mio scultore toscano preferito è senza dubbio il fiorentino Michelangelo. Il suo lavoro ha raggiunto un livello inedito nella storia della scultura, paragonabile forse solo a quello raggiunto dagli artisti classici, e il suo genio creativo gli permetteva di scolpire direttamente nel blocco di pietra, da cui "estraeva" la figura richiesta senza bisogno di affidarsi a dei modelli preparatori. Se invece devo trovare un modello a cui aspiro, quello è sicuramente Gian Lorenzo Bernini. Il realismo dei suoi lavori e il suo modo di rappresentare l'emotività, il pathos del momento sono semplicemente incredibili, praticamente senza rivali pure ai giorni nostri.

La morbidezza di un'opera in marmo

D: Magnifico. Tornando indietro alla nostra discussione, abbiamo capito che sei sempre stato una persona creativa e un vero amante dell'arte, che, poi, ha deciso di cavalcare l'onda del proprio talento. Questo è senza dubbio interessante, e in un certo senso pure ammirabile, ma al momento la scultura è il tuo lavoro vero e proprio o solo un hobby superimpegnativo, una sorta di "seconda entrata"?

R: Nono, è proprio il mio lavoro! Scolpisco il marmo tutto il giorno, ogni giorno!

D: Quindi puoi essere considerato un artista, definizione sicuramente un po' anacronistica ma incredibilmente romantica!

R: Sì, credo proprio di sì!

D: Benissimo, ora arriviamo alla domanda più complicata di tutta l'intervista: come diavolo sei finito a fare sneakers?

R: Allora: qualche anno fa, stavo lavorando su una serie di sculture drappeggiate, ispirate ai soggetti figurativi che avevo studiato durante la mia laurea e visto camminando per Firenze e Siena. Scolpire opere drappeggiate mi ha quindi portato agli accessori e poi alle scarpe. E le scarpe, infine, mi hanno portato alle sneakers, specialmente alle Nike. Questo perché Nike è anche la dea greca della vittoria, ed è uno dei soggetti più raffigurati nell'arte classica. Dunque tirare fuori dal marmo un paio di Nike fu un'idea davvero divertente, quasi giocosa, ma anche abbastanza scontata. Ciononostante, molte persone mi fecero i complimenti.

D: Ma quindi non eri uno sneakerhead prima che qualcuno ti dicesse "Oh man, le tue sneakers di marmo sono una figata, fanne anche altre"??? Incredibile! E poi come è andata? Sei riuscito anche a entrare in contatto con Nike?

R: Ti racconto tutto. Un giorno, così, decisi di provare ad rendere Nike un mio cliente, per cui scolpii una Air Max 1 e la spedii come un regalo a un contatto interno che avevo ottenuto precedentemente. Non inviai nessuna lettera di presentazione e men che meno chiesi qualcosa per il lavoro: pensai che sarebbe stata la mia scultura a parlare per me. E funzionò. L'anno dopo Nike mi commissionò un paio di opere prestigiose, come una scultura per il Super Bowl del 2019. Da allora, grazie a tutte le sneakers che scolpisco, la mia lista di clienti è cresciuta e così anche la consapevolezza delle persone.

D: Tutto questo mi sembra eccezionale e strano allo stesso tempo: un simile concatenarsi di eventi rappresenta la bellezza della vita e come questa può facilmente cambiare. Ma quindi, tornando a noi, qual è stata la tua prima sneaker? E la tua preferita?

R: Il mio primo paio di sneakers furono le Nike Pegasus '91, ma all'epoca non ero proprio uno sneakerhead e mi servivano, banalmente, per l'ora di ginnastica a scuola. Tornando a oggi, le mie beater sono sicuramente le Nike MD Runner 2, mentre le mie sneakers hype preferite sono le mie SB Dunk Pidgeon "Panda", che mi ha regalato proprio Jeff Staple. Fighissime come poche.

D: Non posso che essere d'accordo con te Alasdair. E pensa che pure io ho un paio di Pidgeon, firmate addirittura dallo stesso Staple. In ogni caso, ora volevo soffermarmi sul tuo ultimo capolavoro: le LeBron.

R: Allora, storia lunghetta. Circa due anni fa, comincia a pensare di scolpire queste sneakers, dato che ero consapevole del record di marcatura e che LeBron potesse batterlo. Per questo, decisi di sottolineare questo momento con una scultura. Pensavo che la natura di questo progetto fosse unica, data la monumentalità del traguardo "tagliato" da LeBron, e l'uso del marmo, sinonimo dell'arte classica e rinascimentale, doveva rendere quest'opera un valido tributo al risultato di King James.

D: Quindi, possiamo dire, si tratta di un capolavoro celebrativo: come per celebrare gli imperatori che vincevano battaglie venivano costruiti imponenti monumenti, tu hai deciso di rendere omaggio al miglior marcatore di sempre dell'NBA. A prima vista, è sicuramente un qualcosa di anacronistico, ma allo stesso tempo dimostra anche la trasversalità del marmo e dell'arte in generale: in parole semplici, tu sei un'artista che sta usando un materiale "sempreverde" per rappresentare i momenti topici della tua epoca.

Ora allarghiamo un attimo la discussione: mi hai già detto che hai fatto quel meraviglioso lavoro per Nike, ma hai anche collaborato con altri brand o personaggi famosi? Io so già la risposta, ma sento il dovere morale di far presentare a te le tue collab straordinarie.

R: Come giustamente sottolinei, ho lavorato per Nike e devo dire che è stato un cliente fantastico, che mi ha aperto una miriade di porte. La mia scultura fu vista al Super Bowl e all'apertura del Blue Ribbon Sports Store di Nike a Santa Monica, mentre ora si trova esposta nella mostra permanente del Jordan Building al quartier generale di Nike, a Beaverton. Successivamente, ho realizzato alcune sculture per gli atleti Nike SB, per Damian Lillard, NBA all-star e giocatore dei Portland Trail Blazers, per Puma, per Salehe Bembury, e per Gianluigi Buffon. Ce ne sarebbero molti altri, ma questi sono senza dubbio i miei progetti preferiti.

D: Dio. Quindi hai lavorato per Nike, Puma, Jeff Staple. Hai qualche aneddoto carino da raccontarci? Non so, magari qualcosa che è accaduto e non ti aspettavi.

R: Stavo guardando alcune storie su Instagram e vidi che Jeff Staple aveva usato una foto di una mia scultura per la copertina del suo nuovo libro. Qualche tempo prima mi aveva chiesto di inviargli qualche immagine da inserire nel libro, ma non mi aveva mai detto niente riguardo alla copertina! Fu davvero una graditissima sorpresa!

D: Allora. Jeff ha messo una foto di una tua scultura sulla copertina del tuo libro e tu non ne eri consapevole? Incredibile! In ogni caso, considerando che ora abbiamo una visione abbastanza ampia di te in quanto scultore, possiamo parlare del lato più business del tuo lavoro: ricapitolando, sei una persona estremamente creativa, che è riuscita a tirare fuori da un blocco di marmo opere come le LeBron o un megafono. Ma, per caso, produci anche pezzi personalizzati?

R: Una percentuale non indifferente del mio lavoro deriva da commissioni private. In questo momento storico, molte persone vogliono sculture di sneakers, quindi è questo che faccio per la maggior parte del tempo. Per mantenere il mio flusso creativo, tuttavia, ogni tanto mi dedico anche a sculture che hanno un particolare significato per me. Negli ultimi tempi, ho realizzato un megafono, e la bandiera dell'UE piegata ne è un altro esempio. Ho anche un altro paio di sculture non riguardanti le sneakers che vorrei realizzare, e spero di farlo presto.

D: E, ora come ora, sei aperto a commissioni, nello specifico dall'Italia?

R: Assolutamente sì. Adoro il fatto di lavorare con questo materiale arcaico, usato anche dai più grandi scultori della storia: il marmo è infatti un materiale permeato da un fascino senza pari nella storia dell'arte, e sarebbe un enorme piacere realizzare sculture anche per i vostri lettori.

Le Versace Chain Reaction...presto ne parleremo in maniera più approfondita 🙂

D: Te l'ho chiesto per noi di Eyes eravamo interessanti a costruire un monumento celebrativo in centro a Milano...PURTROPPO scherzo, ma sarebbe grandioso, l'ennesimo tuo capolavoro.

Allora Alasdair, abbiamo finito. Volevo ringraziarti per la tua gentilezza, la tua professionalità e la tua sincerità. Ho passato veramente delle ore estremamente piacevoli con te, in videochiamata, e spero che sia stata un'esperienza arricchente anche per te: è stato un piacere incredibile parlare con un artista che ha combinato a tutti gli effetti una disciplina classica con un elemento tremendamente pop come le sneakers.

Ricordo ai nostri lettori che Alasdair è aperto a qualsiasi tipo di commissione: per contattarlo, basta mandargli un DM su Instagram o su LinkedIn o contattarlo attraverso il suo sito web.

Questo è quanto, ci si vede nel prossimo pezzo eyesoni!

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