Capita spesso che, guardandoci attorno, non ci rendiamo conto di quanto siamo fortunati. Per quanto il periodo storico non sia dei più floridi, dopotutto, quasi tutti abbiamo una casa che ci accoglie, tre pasti al giorno e, bene o male, qualsiasi tipo di comfort. Se andiamo da Zara, molto probabilmente qualcosa lo portiamo a casa, che sia una semplice tee o un carpenter da abbinare alle nostre Dunk. Eppure, nel nostro stesso continente, c'è un'intera nazione che vive con la paura del domani. Una paura che nessun essere umano dovrebbe provare, perché capace di privarci dell'unico motivo per cui vale la pena vivere: il futuro. In questo contesto crudelmente anacronistico, si inserisce un fenomeno da sempre diffusissimo in Est Europa: il thrifting, ovvero l'azione di acquistare vestiti usati nei cosiddetti thrift shops.
Le origini del thrifting in Est Europa
"La mia vita è sempre stata strettamente collegata ai vestiti di seconda mano. Dopotutto, sono cresciuto in un Paese che ha subito la caduta del blocco sovietico, dovendo fare i conti con un'economia fragilissima e un'ondata di corruzione senza precedenti. Per questo motivo, molti vestiti sono arrivati in Ucraina sotto forma di aiuti umanitari e, da quel momento, il fenomeno del thrifting è cresciuto a dismisura, alimentando una domanda che non poteva essere soddisfatta dalle catene di fast fashion, assenti sul nostro territorio" ha dichiarato a Complex Igor Zakharov, fondatore del celebre thrift store Hodkotom.

Io stesso, nel mio piccolo, posso raccontare una storia simile: avendo passato buona parte della mia infanzia in Slovacchia, sono sempre stato molto vicino al thrifting. I miei parenti andavano spessissimo nei negozi di vestiti usati, anche soltanto per dare un'occhiata, e mi spiegavano come questo fenomeno si fosse diffuso rapidamente dopo la dissoluzione dell'Unione Sovietica. Dopotutto, l'incertezza era tanta, ma la gente era ormai abituata a fare i conti con la scarsità di beni di consumo: carichi di vestiti, dunque, arrivavano ogni settimana dalla Germania o dal Regno Unito e riempivano questi "second hand". A fiondarsi, poi, erano soprattutto le mamme, che tornavano a casa con buste piene di vestiti quasi perfetti, pagati pochissimo e spesso di marchi come Adidas e Nike.
Tutto questo, ovviamente, prima dell'ascesa della "vintage fashion" che ha conquistato il mondo negli ultimi anni e che ha contribuito a rendere il thrifting un fenomeno globale: ne sono una chiarissima dimostrazione le quotazioni astronomiche raggiunte da aziende come Vinted e Depop, che fanno della vendita di usato il loro core business. Ciononostante, il thrifting in Ucraina non è solo una tradizione, né tantomeno una moda, ma è diventato una vera e propria necessità economica: non solo per garantire vestiti alla popolazione, ma anche per poter ricostruire economicamente una nazione devastata.
Il thrifting come modello di business: le storie di Igor, Andrey e Mykola
Emblematica, in questo senso, è la storia del già menzionato Igor Zakharov, nativo della ormai "maledetta" Zaporizhzhia, in cui prima della guerra si trovavano gli uffici della sua azienda: i continui bombardamenti, però, lo hanno costretto a spostarsi a Barcellona, da cui continua a gestire uno dei più importanti e-commerce di vestiti usati di tutta l'Ucraina. Il 10% dei suoi ricavi, inoltre, vengono donati all'esercito ucraino, nel disperato tentativo di contribuire alla lotta per la libertà della sua nazione.
"Come la maggior parte degli ucraini, non faccio più piani a lungo termine, perché tutto può cambiare nel giro di un secondo. Ciononostante, sogno un Ucraina fiorente: Kiev diventerà la nuova capitale europea della cultura, un po' come Berlino o Parigi. Ci sarà un ufficio di Complex e su Maps sarete capace di trovare il nostro concept store" ha inoltre confessato Zakharov, facendo trasparire una malinconica speranza nel futuro.
A fare del thrifting un business di relativo successo è stato anche l'influencer Andrey Boguslavsky: su sui social, infatti, pubblica quotidianamente le sue "ronde" realizzate nei principali thrift stores dell'Ucraina, di cui mostra anche le impressionanti file di persone determinate ad accaparrarsi qualche capo di lusso per pochissimi soldi. A causa della guerra, Andrey è stato costretto a trasferirsi da Kiev a Odessa, dove ha documentato in più di un'occasione i riots formatisi attorno agli store Humana, nota catena di thrift shops.
L'ultimo ad aver parlato a Complex è stato il 23enne Mykola Skyba, proprietario dello store Grailed BeBrave, che ha sottolineato l'importanza del thrifting nel garantirgli un certo sostentamento economico. "Mi sono concentrato nel trovare capi a basso prezzo, rivenderli con il più alto margine possibile e guadagnare più soldi possibile per aiutare il mio Paese. Per quanto possa sembra strano, la guerra mi ha fatto chiaramente capire la necessità di vivere in Ucraina e lavorare più duramente" ha poi concluso Mykola, in una riflessione permeata tanto di cinismo quanto di riconoscenza.

L'importanza socio-economica del thrifting, durante la guerra
Per quanto forti, le voci sentite da Complex sono soltanto tre, e non restituiscono di certo un ritratto completamente affidabile della durissima situazione ucraina: eppure, ci offrono uno scorcio decisamente interessante su un fenomeno che in Italia non è mai stato realmente diffuso. I mercatini delle pulci e i negozi di vestiti usati, infatti, hanno preso piede soltanto negli ultimissimi anni, "cavalcando" l'onda della sostenibilità, dell'upcycling e del re-using: in nazioni come Ucraina, Russia o addirittura Ghana, invece, il thrifting è una di quelle pratiche ormai entrate nella cultura popolare.

A dimostrazione di ciò, basti pensare che, durante i bombardamenti, i thrift shops e i mercatini dell'usato sono le uniche attività aperte: questo perché, come sottolinea Boguslavsky, la gente deve guadagnarsi da vivere. E, senza lavorare, il pane di certto non si porta a casa. Inoltre, i mercatini sono anche un'occasione di socialità: ci si può incontrare tra conoscenti, condividere opinioni, parlare del più e del meno. In altre parole, ci si può dimenticare per un istante dell'orrore che si vive nel quotidiano. Un istante che, per quanto sia fugace, regala una serenità per cui milioni di persone stanno lottando senza tregua.
FONTE: https://www.complex.com/style/a/lei-takanashi/ukraine-secondhand-clothing-sellers
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