Quando si parla di scarpe particolarmente importanti, il rischio è di scadere nella retorica più scadente, di esaltare un semplice oggetto, di dare valore a un qualcosa che un valore intrinseco non ce l'ha. Quando si parla di Clarks, e, nello specifico, delle Clarks, tutto questo però non vale: perché se c'è una scarpa che ha davvero fatto la Storia, quella è una Clarks. E anche se oggi non parleremo del Desert Boot , ma delle Wallabee Cup, un piccolo excursus storico ve lo volevo "regalare" comunque.

Clarks Desert Boot, o le sneakers del '68
Sono gli anni 40 del Novecento, e la più spaventosa delle guerre sta seminando morte e distruzione in tutti i continenti. Ad esserne travolto è anche Nathan Clarks, bisnipote di James, che nel 1825 ha fondato il calzaturificio Clarks: si tratta di un'azienda che nel tempo si è affermata come una vera e propria startup ante litteram, proprietaria di centinaia di brevetti diversi e principale innovatrice del settore. Come ogni imprenditore ambizioso, Nathan non smette di pensare a Clarks nemmeno quando viene mandato in Birmania: qui vede i suoi alleati egiziani combattere con ai piedi delle tradizionali calzature pashtun, realizzate al Cairo appositamente per le lunghe camminate nel deserto.

Una volta terminata la guerra, Nathan torna a Londra e mostra ai vertici di Clarks un prototipo di scarpa ispirato alle scarpe leggere viste in Birmania: lui, però, è l'unico ad esserne entusiasta. Tutti coloro che incontra non sembrano vedere in quei desert boot un qualcosa di vendibile al grande pubblico. Invece di lasciar perdere, Nathan decide di presentare la sua idea alla Chicago Shoe Fair del 1949, dove il destino gli fa incontrare Oscar Schoeffler, giornalista della celebre rivista Esquire: innamoratosi del Desert Boot, Schoeffler ne racconta la storia e lo fa diventare uno dei modelli più desiderati al mondo, "costringendo" i vertici di Clarks a ritrattare la loro "British snobbishness".

Con il tempo, l'hype ante litteram per questa scarpa non diminuisce: al contrario, continua a crescere, contribuendo a farla diventare un elemento della controcultura rivoluzionaria che "farà" il 1968. Il paradosso di questa "scelta" viene meravigliosamente descritto Giulio Zucchini su Esquire:
"Andare a manifestare con le Clarks non è una scelta intelligente perché sono scarpe leggere, non resistono alla pioggia, scivolano notevolmente sulle superfici bagnate e non tengono nemmeno caldo. Insomma, come lo dice il nome del modello, desert boot, sono perfette per il deserto, non certamente per lanciare i sanpietrini dietro una barricata"
Eppure, tutti indossano Clarks: dall'Inghilterra all'Italia, dalla Francia agli States, da Woodstock alle strade di Parigi. Dai piedi dei Beatles a quelli di Bob Dylan, nessuno esce "illeso" da questo tornado culturale. E oggi, dopo essere stata salvata nel 2020 con un'iniezione di capitale di circa 100 milioni di euro, Clarks si prepara a conquistare la cultura pop con la versione "sneaker" delle Wallabee, mocassino nato nel 1967 e ispirato al Desert Boot.
Il box
Prima di tuffarci completamente nella recensione, specifico questo: al momento, sono fiero possessore di due modelli di Wallabee Cup, uno High e uno Low. I due differiscono nei materiali usati per la tomaia e nel box. In questa recensione, in ogni caso, parlerò esclusivamente del modello Low, sicuramente più diffuso e desiderato.
Per quanto sia solamente una scatola di cartone, il box usato da Clarks per le sue Wallabee Cup trasmette una piacevole sensazione premium: la finitura satinata è particolarmente piacevole al tatto, così come il branding sul lid, in bassorilievo. Per quanto riguarda l'esterno, non c'è null'altro da segnalare (PS: non avendo trovato nessuna foto del box delle Low, mi è toccato mettere quello delle High).


Una volta aperta la scatola, ci ritroviamo di fronte a due strati di cartina, sotto cui troviamo finalmente le Wallabee con gli extralaces. Dentro ogni scarpa, poi, si trova uno shoetree che è costruito in modo da fungere anche da "tendiscarpe artigianale". Un'idea carina, che aumenta l'aura di cura e attenzione ai dettagli che contraddistingue Clarks.
Materiali, estetica e costruzione
Fin qui, niente di speciale: per quanto sia "carino", il box non può di certo rappresentare il punto forte di una scarpa. Ed è proprio nei materiali e nella costruzione che queste Clarks eccellono rispetto a quasi tutte le altre scarpe dello sneakergame.

Partiamo dalla tomaia, che è realizzata interamente (l'unica eccezione è la striscia in tessuto che si trova sull'heel) in pelle martellata e spazzolata. La prima volta che ho avuto la fortuna di toccare questo tipo di pelle, sottoposto ad una lavorazione unica nel mondo delle scarpe, sono rimasto tremendamente stupito: spessa, morbida al tatto, bella "reattiva" e molto, molto traspirante, questa pelle rappresenta il top che potete trovare su una sneaker sotto i 200 euro. Andando un po' più nel tecnico, dovrebbe trattarsi di una pelle fiore che è stata martellata e "spazzolata" sulla parte esterna (cosa che l'ha resa assimilabile al nabuk), mentre all'interno è stata "cerata": inoltre, dovrebbe trattarsi di un prodotto conciato in Inghilterra da Charles F Stead and Co Ltd., una delle aziende più famose del settore.
Rimanendo all'esterno, l'altro elemento distintivo delle Clarks Wallabee Cup è rappresentato dalla suola realizzata in crepe rubber: si tratta della gomma più "naturale" al mondo, che, essendo stata sottoposta a pochissimi processi di raffinazione, presenta una morbidezza impareggiabile. Ciononostante, questo particolare materiale non è esente da "difetti": si sporca facilmente e pulisce difficilmente, non è molto resistente (nulla di preoccupante, ma non vi durerà come una suola Vibram) e, una volta consumato, risulta particolarmente scivoloso. In ogni caso, posso affermare che nessuno dei punti che ho elencato mi ha dato mai qualche serio problema di usabilità: anzi, la morbidezza di questa suola è straordinaria, quasi al livello del Boost di Adidas.

Sottolineo, poi, la craftmanship che emerge prepotentemente da un dettaglio poco evidente: le cuciture, che sono interamente fatte a mano e danno alla scarpa un'immagine ancora più artigianale.

Analizzato per bene l'upper, possiamo spostarci all'interno della scarpa, dove non si può non rimanere stupiti dall'eccellente qualità dei materiali usati da Clarks: innanzitutto, è presente una countercover in suede, elemento che garantirà una durabilità superiore, oltre ad impedire al vostro tallone di "uscire" dalla scarpa. Inoltre, non è presente un lining in tessuto, cosa che garantisce maggiore resistenza, comodità e traspirabilità. Interessantissima, poi, la struttura della soletta: dal tallone all'arco del piede, infatti, troviamo una soletta realizzata in pelle e gomma, mentre dall'arco del piede alla punta non è presente una vera e propria soletta, perché la costruzione delle Clarks permette alla tomaia di avere quella funzione. Mi spiego meglio.



Le Wallabee Cup, come anche le Wallabee "normali", presentano una true moccasin construction: questo vuol dire che la tomaia non si "ferma" dove inizia la suola, ma continua anche sotto, formando un vero e proprio "involucro". In altre parole, la tomaia non è mai "spezzata", ma è un intero blocco di pelle che avvolge il piede, eliminando sostanzialmente uno dei principali failure points delle sneakers moderne.

Per concludere questa sezione, parliamo di estetica. Ora, per moltissimi le Wallabee sono brutte: e, sinceramente, è difficile pensarla diversamente. La silhouette di questa scarpa è infatti tutt'altro che armonica, oltre a non essere facilmente abbinabile con qualsiasi outfit. Ciononostante, le Cup hanno "quel qualcosa" che mi ha fatto subito innamorare: sarà la loro comodità incredibile, la loro qualità eccelsa, il loro rappresentare un'idea. Oppure, semplicemente, il loro essere una scarpa non "vecchia" ma tutto sommato elegante, perfetta per praticamente qualsiasi occasione. Insomma, che le Wallabee non siano bellissime è quasi oggettivo, ma non è quello il loro obiettivo, e per capirlo bisogna necessariamente provarne o comprarne un paio.
Reparto comodità
Avrei dovuto tenermi tutto per questo paragrafo, ma non ce l'ho fatta. Avrete già capito, quindi, che queste Clarks Wallabee Cup sono una delle scarpe più comode che possiate trovate nella fascia di prezzo fra i 100 e i 200 euro: la tomaia e l'insole in pelle, la crepe sole e il bel pezzo di foam sotto al tallone la rendono infatti perfetta per ogni contesto. Nient'altro da aggiungere.

Sizing
E qui arriva, come nel caso delle Represent Reptor Low, un tasto semidolente: come per altri indie brands, infatti, il sizing è "mistico", soprattutto se paragonato a quello di Nike. Considerate che io porto 42.5/43 di Dunk, SB Dunk e Jordan: con queste, sono dovuto scendere al 41. "Merito" della forma rettangolare dell'upper, molto più anatomico rispetto a quello usato da Nike per le sue sneakers mainstream. Come contro-esempio, però, un carissimo amico che ho convertito alle Clarks è andato solamente half size down e si è trovato benissimo.

Per questo motivo, il mio consiglio è quello di trovare uno store che le abbia in vendita e provarle lì: solamente così, infatti, saprete qual è la vostra taglia Clarks. Ricordatevi, inoltre, che il brand inglese è uno dei pochi a realizzare scarpe anche in larghezze diverse, per cui, anche se avete una pianta particolarmente larga, potrete trovare la Wallabee Cup giusta per voi.
Prezzo e resell delle Clarks Wallabee Cup
Arriviamo al bello, soprattutto se siete abituati a comprare sneakers a resell: le Clarks Wallabee Cup si trovano tranquillamente in store e online! Per questo, il retail di 170 euro è la "norma", anche se non è difficile incontrare sul web sconti davvero allettanti: pensate che io coppai le mie Wallabee Cup su One Block Down per appena 70 euro, rendendole uno degli steal più clamorosi della mia "carriera".

Ciononostante, non mancano Wallabee che sono andate sold out e che si rivendono a cifre ben superiori al retail: ne sono un esempio quelle realizzate in collaborazione con Salehe Bembury o Supreme, che difficilmente si trovano a cifre inferiori ai 300 euro. Dopotutto, negli States le Clarks sono la scarpa del momento: sono tantissime, infatti, le celebrità che indossano quotidianamente l'iconico modello Wallabee. Fra queste, possiamo nominare Lebron James, David Beckham, Ghostface Killah, Kanye West e Drake. In altre parole, le Clarks Wallabee Cup sono davvero la Old Big Thing pronta, se non prontissima, per il futuro.
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