In un pezzo uscito a febbraio abbiamo ripercorso la storia dei bootleg delle Jordan 1, una delle silhouette più riconoscibili della storia della moda. Oggi, invece, andremo a scoprire alcuni dei più famosi bootleg delle Nike Dunk, design altrettanto iconico e altrettanto "scopiazzato" da moltissimi brand della scena street.
Il bootleg più famoso: le Warren Lotas "SB Dunks"

Se si parla di bootleg di Dunk, non si può non parlare di Warren Lotas, che nel 2019 decise di produrre una scarpa non simili, ma proprio identica alle sneakers di Nike. La silhouette delle Warren Lotas, infatti, presenta un unico elemento di differenza con le Dunk originali: lo swoosh, che in questo caso prende la forma di una maschera da hockey, confermando lo stile "horror" del designer di Los Angeles. All'inizio la silhouette non destò troppo clamore, ma nel 2020, a hype iniziato, Warren decise di fare le cose in grande e fece uscire una "copia" delle mitiche NYC Pigeon. E da quel momento fu il putiferio.
Nike, infatti, non digerì il fatto che Warren Lotas le avesse chiamate "reinterpretazione ufficiale di un classico" e che a collaborare alla loro realizzazione fosse stato proprio Jeff Staple. Per questo, il colosso di Beaverton fece causa al designer americano, accusandolo non solo di monetizzare una proprietà intellettuale di Nike, ma anche di trarre in inganno i consumatori (sui eBay, infatti, le Warren Lotas erano vendute come Dunk originali). Dopo un anno di "lotta" nei tribunali, e un po' di paia distribuite per il mondo, Warren Lotas e Nike trovarono un accordo, che stabiliva l'impossibilità per il designer di Los Angeles di utilizzare qualsiasi design di Nike. I termini economici, invece, non sono mai stati svelati.
Parere personale: per quanto sicuramente questo bootleg sia quello meno "creativo", non posso che apprezzare, egoisticamente parlando, la volontà di Warren Lotas di rendere alcuni all time grails disponibili a tutti, realizzandoli inoltre con materiali di alta qualità ad un price point comunque accessibile (300 dollari per una sneaker fatta bene non sono tantissimi, anzi). Allo stesso modo, però, non riesco a essere moralmente d'accordo con questa volontà: è giusto che chiunque abbia accesso a qualsiasi cosa? È giusto che possiamo ottenere qualcosa senza realmente potercelo permettere, seguendo la via più facile? A voi la discussione.
Il bootleg pazzerello: le Consolidated BS Drunks

Nike ha cercato di entrare nel mondo dello skateboarding nel 1997, con una serie di scarpe di dubbio gusto che, non a caso, si sono rivelate un fallimento commerciale senza precedenti. Come abbiamo già sottolineato qui, la skate community non vide di buon occhio l'ingresso di una multinazionale in un mondo, quello dello skateboarding, notoriamente legato agli ambienti street: per questo motivo, le voci di protesta furono molte.

Poi arrivarono le SB Dunk, che ebbero un po' di successo, convincendo Nike ad investirci qualcosa: così, nel 2005, lo Swoosh reclutò il designer Todd Bratrud e gli affidò il compito di realizzare una SB Dunk High particolarmente significativa. Dalla sua "penna" nacquero le Send Help, pezzo iconico dello sneakergame. C'era, però, un piccolo problema: prima di passare a Nike, Todd era stato il designer del brand Consolidated, che come forma di protesta decise di produrre una scarpa identica alle Send Help, sostituendo unicamente lo swoosh con una banana. Ed ecco, quindi, la storia delle BS Drunks, che vennero anche accompagnate dallo slogan "Don't Do It". Incredibilmente, le paia vendute furono 2600 e le causa intentate zero, a dimostrazione che mamma Nike sa anche non essere permalosa.
Il bootleg high-end: le Rick Owens "Dunks"

Sarò caustico: complimenti a chi, in questa scarpa, ci ha visto delle Dunk. Dopotutto, ci deve essere voluto uno sforzo creativo non indifferente. O forse no. Volendo celebrare la legacy di una delle più grandi silhouette della storia delle sneakers, infatti, Rick Owens ha deciso di chiamare "Dunks" queste scarpe: così facendo si è di fatto condannato, con Nike che nel 2008 è subito intervenuta per bloccare la messa in vendita di questo paio di sneakers decisamente estreme. A confondere i consumatori, secondo Nike, sarebbe poi stato anche lo swoosh squadrato apposto dal designer di Porterville sul lato della scarpa: in questo caso, va detto, il colosso di Beaverton si è proprio sforzato per limitare la libertà creativa di Owens.
Tralasciando questi due dettagli, infatti, le "Dunks" sono una scarpa owensiana in tutto e per tutto: i materiali e la lavorazione sono di altissima qualità, le linee estreme e oversize, i dettagli curatissimi. Di Nike, insomma, c'è veramente poco, tanto che Rick Owens ha deciso di continuare a produrle, rimuovendo semplicemente lo swoosh e cambiando il nome in "Geobasket".
Il re dei bootleg: le Bape SK8 Sta

Per antonomasia, Bape è il bootleg per eccellenza: non tanto perché le sue "opere" siano particolarmente creative, quanto più per il loro impatto culturale senza precedenti, che ha permesso alla cultura street di affermarsi in Giappone e in Asia. Senza Nigo e senza le celebri Bapesta, molto probabilmente quello giapponese non sarebbe uno dei mercati più floridi al mondo. Questa fama, però, è arrivata ad un costo: quello della causa intentata da Nike, di cui abbiamo parlato qui.
I design del brand giapponese, infatti, sono stati ritenuti "fuorvianti", e le SK8 Sta fanno parte delle silhouette "denunciate" dal colosso di Beaverton. Queste Bape, dopotutto, non nascondono la loro grande somiglianza alle Nike Dunk, remixate con dettagli presi tanto dalle J1 quanto dalle Air Force 1. Ciononostante, Bape continua a produrle e molti retailer europei le hanno in vendita, con prezzi a partire da 250 euro.
Il bootleg eclettico: le NAF "Dunks"

Prima di scrivere questo pezzo, sinceramente, non avevo mai sentito nominare NAF, brand di Los Angeles che, a quanto pare, si è specializzato nel produrre bootleg di AF1 e Dunk. Questi ultimi, nello specifico, non solo presentano una silhouette praticamente identica (l'unico elemento distintivo è l'asteroide che sostituisce lo swoosh), ma si rifanno anche a temi già "trattati" dalle Dunk originali: le 4/20 che potete vedere nell'immagine proposta, infatti, sono totalmente ispirate alle SB Dunk High "Skunk" uscite nel 2010 e nel 2020. Per quanto la creatività non sia proprio l'elemento portate di questa sneakers, è impossibile non apprezzare lo sforzo interpretativo di NAF, capace di creare comunque qualcosa di vagamente valido.
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