Cinque brand di cui sentiremo parlare molto in futuro, parte prima

brand futuro

Sottolineo: parte prima. Sì, perché di brand che sono destinati a plasmare il futuro della moda ce ne sono un'infinità, motivo per cui non ho voluto racchiudere tutto in un'unica puntata.

Oggi, quindi, esploreremo solo una piccola parte di questo attivissimo ma brutale universo chiamato "moda", composto da tanti piccoli brand che cercano di ritagliarsi un piccolo spazio per sopravvivere e, chissà, affermarsi come le Next Big Things della fashion industry.

Partiamo, senza perderci in ulteriori chiacchiere, con le cinque label di cui presto potreste sentire parlare, a ragione, in modo quasi ossessivo.

Represent

Sì, mi piace Represent, da cosa l'avete capito? E se non l'avevate capito, leggetevi pure questa recensione delle Reptor Low. Per quanta apparentemente esagerata, credo che questa passione per il giovane brand inglese sia tutto sommato giustificabile: dopotutto, la qualità dei loro capi è davvero alta, e i dettagli, le grafiche e le idee sono quelle di una label destinata ad entrare nella storia dello streetwear.

Come sottolineato nella recensione che vi ho già menzionato, Represent nasce dalle idee dei fratelli Heaton: George, nello specifico, cominciò a imprimere su alcune magliette delle grafiche realizzate per alcuni progetti scolastici, riscuotendo un certo successo. Negli anni, poi, Represent è passato dall'essere una casetta in un giardino all'essere un'azienda da 50 milioni di fatturato, a dimostrazione, ancora una volta, dell'impressionante potenziale di questo brand a prova di futuro.

Entrando nello specifico, elenco qui alcune delle collezioni più celebri della storia di Represent:

  • la Ghost ( FW13), uscita nel 2013 e affermatasi come una delle collezioni più amate di sempre, tanto da meritarsi le menzioni di Hypebeast e di Highsnobiety
  • la The New Breed (FW17), uscita nel 2017 e vero game changer della storia di Represent: grazie a questa collezione, infatti, il brand inglese si affermò a livello internazionale come una delle più promettenti realtà nel mondo dello streetwear
  • la Owners' Club, uscita nel 2021 e rinnovata ogni stagione fino ad oggi

Magliano

Magliano era una realtà impossibile da non citare in un editoriale come questo: dopotutto, a giugno del 2023, questa label tutta italiana ha vinto il premio Karl Lagerfeld, uno dei riconoscimenti più ambiti nel mondo della moda, voluto e promosso dal gruppo LVMH. Questa vittoria, frutto dei sacrifici e della determinazione di Luca Magliano, ha portato il brand bolognese ad essere una delle realtà del futuro più ammirate e interessanti del panorama internazionale.

L'estetica ricercata da Luca e dalla sua squadra di artigiani si basa principalmente su tre concetti:

  • il Made in Italy
  • l'utility wear
  • la genderlessness

Il primo punto è forse il più abusato nel mondo della moda (e non solo): Made in Italy, infatti, non è necessariamente sinonimo di qualità. Sicuramente certifica una determinata provenienza geografica, ma senza i materiali adatti, una manodopera specializzata, il legame con il territorio e una storia da raccontare il Made in Italy ha un valore pari a zero. In questo senso, Magliano rappresenta il vero Made in Italy: la qualità dei prodotti è infatti altissima, come lo è l'attenzione alla sostenibilità. Nulla viene infatti sprecato, ma tutto viene utilizzato per creare dei capi capaci di rispettare tanto il pianeta quanto la tradizione e il background socio-culturale di chi li ha creati.

E proprio l'utility wear rappresenta questo specifico background di Luca Magliano: fit molto ampi, materiali robusti, tasconi e cuciture grossolane. A dominare, nelle collezioni della label bolognese, è l'ispirazione all'ambiente operaio, a quella working class che ha contraddistinto la cornice in cui Luca ha vissuto.

Un aspetto fondamentale dell'utility wear, poi, è la sua genderlessness: l'universalità taglio dei capi impedisce a chi guarda una collezione di Magliano di poterle affibbiare uno specifico genere, perché, almeno se guardiamo la questione con un occhio romantico, il contesto operaio tende ad uniformare le differenze di genere e a rendere tutti formalmente uguali. Al momento, però, la collezione Magliano è rivolta principalmente a un pubblico maschile: ciononostante, come ha dichiarato lo stesso Luca a Vogue, "la formula di Magliano è già in qualche maniera per tutti e forse è vincente proprio per questo".

RAL7000STUDIO

Se azienda come Adidas, Bershka o Fear of God vogliono collaborare con una piccola realtà nata nel marchigiano, allora vuol dire che c'è qualcosa di davvero interessante. E sì, dobbiamo dirlo: RAL7000STUDIO è, per visione, qualità e creatività, una delle realtà più affascinanti di tutta Europa. A confermarlo non dobbiamo essere noi, perchè a parlare sono i lavori di questo piccolo ma fortissimo studio di design: le clog realizzate per Bershka, le scarpe di Garment Workshop, un prototipo di Adidas mai rilasciato, le slide di Acupuncture, le Mule di Fear of God. E, in mezzo, tanti altri progetti rimasti tali, a testimonianza di un vero e proprio vulcanismo creativo.

Insomma, non è un caso che un gigante come Highsnobiety abbia inserito RAL7000STUDIO nella classifica The New Vanguard of Footwear: la ricerca estetica di questo team composto da pochi ma talentuosissimi ragazzi, infatti, sta rivoluzionando e rivoluzionerà il mondo dello streetwear negli anni a venire. Perché se un'idea funziona, e la squadra che ci lavora è coesa e determinata a raggiungere uno specifico obbiettivo, allora nulla è impossibile.

HUNI

"Lo streetwear è un club per ragazzi. Sai, ragazzi che supportano altri ragazzi per stampare un'altra maglietta o realizzare un'altra sneakers in collab" è una delle frasi più impattanti, crude, analitiche e piene di delusione dell'intervista che Mona Thomas, fondatrice di HUNI, ha rilasciato a Vanity Teen. Per quanto meritino sicuramente più spazio e un'analisi più approfondita, le parole di Mona rappresentano lo sfogo di una generazione di donne che vorrebbero cambiare lo streetwear, facendo leva su una spinta creativa e imprenditoriale senza precedenti.

davinci

Dopotutto, Mona ha tutte le carte in regola per farlo: i prodotti HUNI sono estremamente riconoscibili, qualitativamente validi, genderless, ma soprattutto raccontano una storia. Una storia fatta di sofferenza, accettazione, convinvenza con l'autismo e, infine, di successo. Perché sì, non bisogna girarci attorno: la storia di HUNI è la storia di un brand che sta avendo e avrà, anche in futuro, un successo enorme, tanto da varcare i confini della Germania (terra d'origine di Mona) e arrivare fino agli Stati Uniti, dove fra i clienti figura addirittura Paris Hilton.

Il capo che ha puntato i fari dello streetwear su HUNI è la hoodie uscita ad agosto 2022, contraddistinta da un fit particolarissimo (molto oversize, ma cropped e con un cappuccio molto "avvolgente"), da una buonissima qualità e, soprattutto, da palette di colori uniche e ricercate, completate da stampe puffy raffiguranti il logo di HUNI.

FFORME

Minimalista, con una palette che tendenzialmente oscilla fra il bianco, il nero e il beige, ispirato alla semplice armonia dell'architettura greca, capace di celebrare la forma femminile (la doppia F iniziale, infatti, potrebbe essere letta anche come "female form"). Se dovessimo riassumere la label FFORME in quattro concetti brevi e incisivi, quelli sopra menzionati sarebbero quasi esaustivi: non è un caso, infatti, che l'approccio ricercato dal direttore creativo Paul Helbers sia quello del "less is more".

Harper's Bazaar lo ha inserito nei 15 brand del futuro proprio per questo suo "classicismo femminista", come a dimostrare che a valorizzare il corpo femminile non serva chissà che trasgressione. Al contrario, lo stile di FFORME dimostra che la semplicità e la qualità della materia prima e della lavorazione bastano (e avanzano) per creare un capo capace di lanciare un messaggio chiaro e forte.

Eyes sta crescendo, e speriamo di fare un po' di strada insieme!
Iscriviti al nostro gruppo Telegram per trovare nuovi amici appassionati di sneakers e urban culture, e lasciaci un follow su Instagram se ti piace ciò che facciamo! Tanti nuovi contenuti sono in arrivo!

La newsletter di Eyes cambia volto: a scriverla, innanzitutto, è Fede. In più, ha un bel titolo: "Streetwear, ma spiegato bene". Di cosa parlerà? Di streetwear, ovviamente. Ma lo farà con un piglio critico, a tratti filosofico, a tratti inutile, ma sempre tremendamente curioso e vivace. Se vuoi divertirti, quindi, ti basta cliccare il tasto in basso!

Puoi disdire quando vuoi dentro l'email!

Dicci cosa ne pensi!

%d blogger hanno fatto clic su Mi Piace per questo: