Plug Mi è una fiera di settore?

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Il 9 e 10 Settembre si è tenuto a Superstudiopiù il PLUG MI, una fiera nata sull'onda dell'hype su sneakers e streetwear e che, in questa edizione, ha probabilmente provato a prendere una direzione diversa.

O almeno questo è il mio parere dopo due giorni, e proverò in questo articolo a spiegare perché.

Come è stata strutturata

Pochi stand, selezionati. Questo è il primo pensiero che mi viene in mente di quando sono entrato in fiera, che poi sarebbe più corretto chiamarlo evento.

Rispetto a Sneakerness e Kickit - i due metri di paragone diretti - non c'è l'abbondanza di persone sedute dietro un banco, e la motivazione è una: non c'è resell.
Ogni velleità di rivendita privata è stata accantonata per una struttura più snella e definita ma, probabilmente, appannaggio di grandi brand che, al momento, c'entrano poco con il contesto.

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Ne parleremo nei prossimi paragrafi.

Oltre a questo, due aree break (diciamo pranzo-cena e light, come gelateria e crepe) ben strutturate e con una buona offerta mi hanno fatto apprezzare il sempre buono panino di Mocho.

Al centro della sala, Cupra si è presa la scena con il palco e dei gran cuscini dove durante la giornata si alternava uno speaker di Radio 105 con interviste e musica, e dove poi si sono tenuti concerti e la gara di break dance.

Brand si, scelta forse meh

Piccoli brand e colossi si sono dati appuntamento in questa due giorni milanese per mostrare agli appassionati di abbigliamento, scarpe, accessoristica, le ultime novità: abbiamo avuto il piacere di conoscere anzitutto i nostri partner di Seddys Custom.

Invitati da Puma e AWlab, Marco e compagnia hanno realizzato delle Custom sulle Puma 180, una sneaker che il brand tedesco sta cercando di rilanciare sull'onda delle platform-skate shoes.
Dal Punk all'"hippie", Seddys è riuscita a catturare l'attenzione di molti curiosi interessati ad approfondire il processo di realizzazione o anche solo ad ammirare il lavoro manuale per la trasformazione di qualcosa che, alla fine, piace a tutti: la personalizzazione è un argomento che sta prendendo sempre più piede, e noi di eyes abbiamo gli occhi aperti proprio perché potrebbe essere uno dei prossimi grandi trend.

Abbiamo poi approcciato Flower Mountain, un brand delle basse Marche con una grande ispirazione all'hiking e che è interessante per la scelta di materiali e colori sulle proprie scarpe, ed infine un micro brand sardo con idee chiare e un approccio alla fiera che è da emulare per l'originalità: Excelsior Laboratory di Stefano Cau ha portato una produzione di 20 magliette UNICHE, realizzate con fit diversi l'una dall'altra, per dare a 20 fortunati la possibilità di acquistarla proprio secondo loro volontà.

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Stefano ci ha raccontato i progetti del 2024, ma vi porteremo un articolo dedicato.

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Oltre a quelli con cui abbiamo parlato, la selezione dei partecipanti è stata variegata: accessori, tappeti, barbieri (una grande idea che fa "esperienza"), tatuatori, il mio apprezzamento è enorme verso queste realtà magari piccole che però investono nel progetto e si fanno conoscere anche in momenti come questo.

Poi però ci sono i punti interrogativi: se AWlab può in qualche modo rientrare nel novero di partecipanti ad una fiera di Urban Culture, come ama definirsi Plug Mi (molto bello tra l'altro il payoff), capisco meno Disney Plus e Nivea, ma anche Enjoy e un po' Samsung.

Se Samsung può far parte dell'ambito urban culture perché ormai i telefoni sono una prosecuzione di noi stessi (ma non parliamo del fail del display a 144hz che laggava a bestia forse per il cloud gaming) e Isy Bank ha portato una raffle con Dropout se si apriva un conto corrente (tra l'altro, in palio una J1 Off White e una AF1 Green Off White), ho trovato ben poco interessante che Nivea regalasse creme per il corpo e che Disney+ facesse disegnare i super eroi Marvel. Voglio pensare sia il primo passo per entrare in questo mondo, in qualche modo, ma ancora non mi è chiaro come. Lo scopriremo.

C'erano anche i cereali di MD e una bevanda energizzante: lo ammetto, sono un boomer e non so chi fosse Tony Effe, ma i cereali personalizzati dai trapper del momento e l'invito di uno di questi è stato come dare miele agli orsi.

Dove ci porterà questa deriva??? (no...scherzo)

Personalmente, non mi piace che ci siano gli Influencer che vengano a fare showoff delle proprie arti o, peggio, solo a mostrare loro stessi, ma it's the world we are leaving in baby.

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Il 9 è stato esplorativo, il 10 più bello

Mettiamo subito i puntini sulle i: il 9 ed il 10 ci siamo colpevolmente persi forse la parte più bella dell'evento, i concerti. Effettivamente, devono aver attirato una grande quantità di gente, e lo dico per contrarietà, visto che il 9 è sembrato l'ingresso agli addetti ai lavori.

Non è per cosa un aspetto negativo, perché comunque ci ha dato la possibilità di approcciarci più tranquillamente ai brand, ma la penuria di gente del primo giorno, almeno finché non siamo andati via (ero col piccolo Marco), pare essersi colmata con l'avvicinarsi dei concerti.

Mi chiedo quindi quale potrebbe essere la "tattica" di Plug Mi per migliorare questo aspetto: i brand che presumibilmente pagano gli stand per mostrare e/o vendere, hanno la necessità di far vedere a più gente possibile i propri prodotti o servizi per minimizzare il costo della fiera, ma se tutti arrivano a stand quasi chiusi forse quell'effetto si perde un po'.
Magari anticipando un concerto al pomeriggio avrebbe aiutato? Non so, ma pensateci, amici di Plug Mi.

Il 10 invece, avendo degli impegni alla mattina, mi sono recato con mia figlia e la mia compagna nel pomeriggio, intorno alle 16. La partecipazione era già molto superiore a tutte le persone viste il giorno prima, e la spiegazione è semplice: gara di Break Dance. O almeno, per me era Break Dance, sicuro era una gara di ballo tra Crew.

A parte la divagazione personale che sia stato bello vedere ciò che ho anche vissuto circa 17/18 anni fa, tanta tante gente si è riunita intorno al "campo di battaglia". Questo ovviamente ha portato più gente a visitare gli stand e curiosare, nonché anche mangiare e bere.

Da qui il mio pensiero che organizzare un intrattenimento "hype" durante la fiera stessa potrebbe portare ancora più gente. E' un'ipotesi, anche perché, dai dati comunicati da Plug Mi, c'è stato il sold out di biglietti, per cui saranno contenti di aver organizzato bene l'evento.

Cosa ci resta?

E' stato un evento diverso dagli altri, e va sicuramente dato merito a Plug Mi di aver organizzato una fiera che sembra vada nella direzione di "fiera di settore" piuttosto che strettamente legata al consumatore finale, anche se ovviamente c'è commistione di intenti.

Non considerare i reseller è un atto di coraggio in questo momento storico dove tutto si basa sull'interesse nella compravendita, e prendere una direzione diametralmente opposta può essere interessante per capire dove Plug Mi voglia andare e se ci può essere qualcosa oltre il resell.

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